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I veri paradisi sono i paradisi perduti. / (Il tempo ritrovato)
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I veri paradisi sono i paradisi perduti. / (Il tempo ritrovato)
Scelgo il paradiso per il clima e l'inferno per la compagnia.
L'ascensore / / Quando andrò in paradiso / non voglio che una campana / lunga sappia di tegola / all'alba - d'acqua piovana. / / Quando mi sarò deciso / d'andarci, in paradiso / ci andrò con l'ascensore / di Castelletto, nelle ore notturne, / rubando un poco / di tempo al mio riposo. / / Ci andrò rubando (forse / di bocca) dei pezzettini / di pane ai miei due bambini. / Ma là sentirò alitare / la luce nera del mare / fra le mie ciglia, e... forse / (forse) sul belvedere / dove si sta in vestaglia, / chissà che fra la ragazzaglia / aizzata (fra le leggiadre / giovani in libera uscita / con cipria e odor di vita / viva) non riconosca / sotto un fanale mia madre. / / Con lei mi metterò a guardare / le candide luci sul mare. / Staremo alla ringhiera / di ferro - saremo soli / e fidanzati, come / mai in tanti anni siam stati. / E quando le si farà a puntini, / al brivido della ringhiera, / la pelle lungo le braccia, / allora con la sua diaccia / spalla se n'andrà lontana: / la voce le si farà di cera / nel buio che la assottiglia, / dicendo "Giorgio, oh mio Giorgio / caro: tu hai una famiglia." / / E io dovrò ridiscendere, / forse tornare a Roma. / Dovrò tornare a attendere / (forse) che una paloma / bIanca da una canzone per radio, / sulla mia stanca / spalla si posi. E alfine / (alfine) dovrò riporre / la penna, chiuder la càntera: / "É festa", dire a Rina / e al maschio, e alla mia bambina. / / E il cuore lo avrò di cenere / udendo quella campana, / udendo sapor di tegole, / l'inverno dell'acqua piovana. / / Ma no! se mi sarò deciso / un giorno, pel paradiso / io prenderò l'ascensore / di Castelletto, nelle ore / notturne, rubando un poco / di tempo al mio riposo. / / Ruberò anche una rosa / che poi, dolce mia sposa, / ti muterò in veleno / lasciandoti a pianterreno / mite per dirmi: "Ciao, / scrivimi qualche volta," / mentre chiusa la porta / e allentatosi il freno / un brivido il vetro ha scosso. / / E allora sarò commosso / fino a rompermi il cuore: / io sentirò crollare / sui tegoli le mie più amare / lacrime, e dirò "Chi suona, / chi suona questa campana / d'acqua che lava altr'acqua / piovana e non mi perdona?" / / E mentre, stando a terreno, / mite tu dirai: "Ciao, scrivi," / ancora scuotendo il freno / un poco i vetri, tra i vivi / viva col tuo fazzoletto / timida a sospirare / io ti vedrò restare / sola sopra la terra: / / proprio come il giorno stesso / che ti lasciai per la guerra.
Considero il cervello come un computer che smetterà di funzionare quando i suoi componenti si guastano. Non c'è paradiso né aldilà per i computer rotti. È una fiaba per persone che hanno paura del buio. / ------------------------------------- / I regard the brain as a computer which will stop working when its component fail. There is no heaven or afterlife for broken-down computers. That is a fairy story for people afraid of the dark. / (intervista)